Avviso di conclusione indagini e fissazione dell’udienza davanti al giudice per l’udienza preliminare per metà luglio. Procede l’iter giudiziario e processuale per gli indagati dell’inchiesta “Febbre dell’oro nero”. Si tratta dell’operazione congiunta di carabinieri e Guardia di Finanza sulla truffa allo stato da parte di un’associazione a delinquere che ha visto – secondo le Procure di Potenza e Lecce – unirsi i casalesi, la mafia tarentina e alcuni elementi criminali nel Vallo di Diano. Per i 59 indagati a Potenza è arrivata la notifica di fine indagine. Tra gli elementi di spicco Raffaele Diana, accusato di aver usato i soldi dei casalesi, provenienti dallo spaccio e dall’estorsione, per fare affari illeciti nel Vallo di Diano. Per poterlo fare ha “usato” le aziende di idrocarburi di Massimo Petrullo, imprenditore pollese indagato, che in pochi anni è passato da un bilancio quasi pari allo zero a superare i 15 milioni di euro. Nel triangolo è arrivato poi anche il lato pugliese, la mafia tarantina comandata da Michele Cicala. Nella rete degli inquirenti lucani 59 persone accusate a vario titolo di truffa allo stato, associazione a delinquere e altri reati. Tra loro numerosi valdianesi e anche un carabiniere.
Dal lato della procura pugliese, invece, è stata fissata per il 19 luglio l’udienza davanti al gup.
Alla maggior parte degli arrestati, difesi, tra gli altri dagli avvocati Leopoldo Catena e Alfonso Amato, Stefano Soriano, Sebastiano Tanzola, Nuccio Amodeo e Vincenzo Morriello sono state modificate le misure cautelari